Nel corso del 2020 e del 2021 il lavoro da remoto ha smesso di essere eccezione e, spinto dall’emergenza sanitaria, è diventato realtà.
Una delle conseguenze più evidenti è stata l’esplosione del Cloud computing, al quale si è ricorso in modo massiccio inaugurando una tendenza che nel 2022 si annuncia ancor più intensa.
Secondo le previsioni di Gartner, infatti, la spesa globale per i servizi Cloud a livello mondiale sarà di 482 miliardi di dollari; nel 2020 è stata di 313 miliardi. Il Cloud, dopotutto, si pone come spina dorsale dello sviluppo digitale. IoT, auto a guida autonoma, social media, piattaforme di streaming, reti 5G e Wi-Fi 6E: tutto questo non potrà che appoggiarsi su una “nuvola” sempre più diffusa e performante.
La tendenza alla crescita è naturalmente anche italiana, come è stato rilevato durante l’undicesima edizione dell’Osservatorio Cloud Transformation, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano.
La spesa per il Cloud in Italia
Le cifre raccolte dall’Osservatorio parlano di una spesa sul mercato nazionale che si attesta nel 2021 3,84 miliardi di euro, che significa un +16% rispetto al 2020. La crescita ha preparato il terreno per la sfida che attende le imprese e le Pubbliche Amministrazioni: approntare una strategia di lungo periodo che ponga il Cloud sempre più al centro della trasformazione digitale. Le scelte progettuali e l’evoluzione dei sistemi informativi espresse dalle grandi imprese italiane dicono che l’adozione del Cloud è un dato di fatto: in media, il 44% del parco applicativo è oggi gestito in Cloud pubblico o privato, numeri ormai vicini a superare la quota gestita on-premises.
482 mld
PREVISIONE SPESA MONDIALE CLOUD
3,84 mld
SPESA NAZIONALE CLOUD 2021
+16%
RISPETTO
AL 2020
Tornando alla spesa generale in Italia, si nota come il Public & Hybrid Cloud - l’insieme dei servizi forniti da provider esterni e l’interconnessione tra Cloud pubblici e privati - continua a essere la componente principale a circa 2,39 miliardi di euro (+19% tra 2020 e 2021).
Proprio all’interno del Public & Hybrid Cloud, i servizi PaaS (Platform as a Service) sono quelli che crescono più di tutti, toccando un valore di 390 milioni di euro (+31% sul 2020). Dietro di loro troviamo i servizi IaaS (Infrastructure as a Service), al +23% nello stesso arco di tempo (valore assoluto a 898 milioni di euro) e il SaaS (Software as a Service) che fisiologicamente rallenta dopo il boom del 2020, segnando un incremento del 13% ma rimanendo in assoluto la componente più rilevante, con un valore di oltre 1,1 miliardi di euro.
Al di là del mero aspetto della crescita, i numeri indicano che le imprese sono profondamente consapevoli della rilevanza strategica del digitale: il 67% degli attori della filiera ha infatti introdotto e poi confermato nuovi servizi all’interno della propria offerta.
Il 41% delle imprese ha inoltre registrato una crescita dei ricavi nel corso del 2021, in alcuni casi anche superiore al 20%, mentre un ulteriore 29% li ha mantenuti stabili. I riflessi positivi si avvertono in particolare sul fronte dell’occupazione: il 78% degli attori ha dichiarato che nel 2021 ha effettuato o pianificato nuove assunzioni.
Un’adozione sempre più responsabile
Le strategie Hybrid e Multi Cloud sono quindi sempre più diffuse nelle grandi imprese italiane. Che si tratti di un’attenzione diversa è evidenziato dalla qualità dei progetti che vengono migrati: se nella prima fase di adozione sul Cloud finivano le applicazioni a minor impatto possibile sul business, oggi vengono invece considerati progetti più complessi, che non trovano un’adeguata risposta nell’offerta di mercato di soluzioni standard.
Sono più diffuse le strategie di migrazione orientate alla riprogettazione applicativa e c’è molta più attenzione alle architetture Cloud Native: nel 15% dei casi sono utilizzate come standard per tutti i nuovi progetti, e nel 59% sulla base del caso d’uso. I benefici che se ne traggono non sono indifferenti: maggiore scalabilità, flessibilità e portabilità delle applicazioni, una più ampia agilità progettuale dovuta alla rapidità di sviluppo, minori costi di realizzazione e gestione del software.
Un elemento sul quale, tuttavia, risulta necessario lavorare con maggior intensità è quello del cambiamento organizzativo. Sempre secondo l’Osservatorio, il 34% delle imprese ha dichiarato di non aver ancora accompagnato questa trasformazione con una adeguata rivisitazione organizzativa aziendale.
Uno sguardo all’avvenire: Intelligenza Artificiale e servizi “serverless”
Dalle ricerche Google ai filtri di Instagram, gran parte delle azioni digitali che compiamo ogni giorno sono supportati da Intelligenza Artificiale che vive sul Cloud e grazie a sistemi di apprendimento del comportamento d’uso crea modelli volti a migliorare l’esperienza d’utilizzo in maniera predittiva. Ad esempio il Cloud consentirà nei prossimi anni il miglioramento delle capacità di comprendere il linguaggio umano da parte dell’AI.
Un’altra tendenza importante sarà la fornitura di servizi cosiddetti “serverless”, ambito nel quale sono già attivi provider noti quali Amazon (AWS Lambda), Microsoft (Azure Functions) e IBM (Cloud Functions). In tal senso le imprese e le organizzazioni incrementeranno i servizi basati sul consumo di risorse Cloud (infrastruttura, piattaforma, storage, potenza computazionale, ecc.). In questo modo l’infrastruttura scala impercettibilmente nel momento in cui un’applicazione lo richiede. Questo non significa la scomparsa “fisica” dei server, bensì che questi aggiungono un ulteriore strato “astratto” tra l’utente e la piattaforma, in modo che l’utente stesso non debba essere coinvolto su temi come la configurazione o altri aspetti tecnici.
In questa evoluzione il Cloud computing giocherà un ruolo essenziale nel dare all’utente nuove esperienze e ad avvicinarlo ancora di più all’innovazione tecnologica.